martedì 2 dicembre 2014

Roma d'est_o popolo in fila

Primo ufficio postale, 30 persone davanti a me, butto il numero. Secondo ufficio postale, 52 persone davanti a me, butto il numero. Terzo ufficio postale, 21 persone davanti a me, tengo il numero? Lo tengo.
Un pensionato con scrocchetto mi sta di fianco, fissiamo i tabelloni, poi mi fa:"Signurì, ma se immagina se qui se trasformasse in una sala da ballo, col valzer, er tango, poi mentre balli se chiameno i numeri. E quanno tocca a te, vai a compilà er vaja postale e poi, sitteva, torni pure. Sarebbe 'na bella trovata. C'è da facce i sordi!".

venerdì 31 ottobre 2014

Roma d'est_e massaie



Oggi c’è mercato.
Una donna sta in piedi sull’ingresso di un negozio, è la padrona. No,no, torniamo indietro.
Una panza a punta sta sull’ingresso del negozio di una donna che è in piedi, padrona della panza a punta e del negozio.
La padrona, e quindi la panza a punta(seguitemi), sono avvolte in un maglioncino ino nero, che proprio non je la fa a sfinì e a coprì la canottiera, tutto tempestato di paillettes. Quella panza a punta, è chiaro, nella ristrettezza, soffre.
Ma ecco che svettano gioiose, nel ricordo di un tempo ballerino, due zampette. Le zampette stanno  avvolte nei fuseaux (cogliete l’effetto vintage), ficcate in teneri stivaletti col tacchetto e pompon che scodinzola laterale. Quelle zampette reggono quanto indicato sopra, quindi anche loro, inevitabilmente, soffrono.
C’è un ovvio sbilanciamento di pesi, verso il basso e in avanti.
Ma è proprio grazie a cotanta compattezza che la donna, fiera sull’ingresso del negozio rivolta alla bancarella di fronte, prima alza un braccio e poi, con tutta la potenza de panza, esordisce così: “ Ah Gabrièè… aricordate  ll’odori!”.


mercoledì 29 ottobre 2014

Roma de sti_ Gigolo Trasteverini

Due tipi, un lui e un lui, fissano te e la tua amica, due lei.
Poi si fissano tra loro, solo tra loro, si fissano vicini e ancora di più, saranno entrambi 18enni, saranno una coppia e fanno ciuciu. 
Tu e la tua amica 18ennimezzavitafa dite solo blabla.Tu e la tua amica parlate tra voi mentre i due tipi parlano tra loro, ognuno parla con chi ha davanti a sé, fatti nostri, fatti vostri, a due a due, blablaebleble ciuciueciucie.
Invece d’un tratto.
Quei due tipi che parlavano fitto, quei due tipi lì, tu e la tua amica ve li ritrovate davanti, ma proprio davanti a tanto così, che non potete neanche parlarvi più la tua amica e tu.
Uno da lei, l’altro da te, mani sulla vita che la chiacchiera è finita, quello ti cinge il fianco che non ti muovi e non respiri manco. Eeeh? Che succede? Chi è??
Tu e la tua amica mai pensavate, c’era pure il dubbio che fossero lui&lui e facevano ciuciè ma adesso il dubbio è proprio svanito, così d’emblée.
Oh che sorpresa, che modi sono, forse quelli giusti ma almeno sti due fossero due fusti! Invece sono spavaldi davvero, e ti divincoli e lo fai tu, perché manca l’aria spalle al muro non ne puoi più, è passato un secondo eppure non so, lasciami il fianco così anche no.
Tu guarda questi che coraggio, è mica un oltraggio, parola mia, evviva l’arte dell’abbordaggio o forse è nuova cavalleria e questi modi son ormai rari che i due lo sanno e un po’ ci stanno poi, come un soffio, eccoli lì, i due 18enni spariti così.
Da lontano, uno si gira e rivela quello che volevano fare....”Ci volevamo soltanto presentare”.


domenica 12 ottobre 2014

Roma d'est_impavidi



Ragazzotto paffutello dondola gambotte aggrappato alla ringhiera della scuola. Bidon.
Sornione. Bidonbidon.
Poi, con l'impeto d'un pinguino timido, rivela:  
"Ieri ho fatto a botte. Ahah". 
Bidon.
"Er fijo de quello der bar m'aveva fregato er pallone. Eh." 
Bidonbidon.
"Stasera esco co la mazza da baseball.Tsz".
Bidonbidonbidon.
"Ahò, quello c'ha 'n braccio ingessato?". 
Bid.
"Je faccio 'ngessà pure quell'altro!".
Bidonbidonbidonbidonbidonbidonbidonbidon...




sabato 27 settembre 2014

Roma d'est_e certezze

Amici e donne.

- Me può chiede de tutto, de tutto. Pure de andasse a comprà i vestiti. Je ce vado. Tanto m'organizzo, divento multitasking. Me infilo ner bar a fianco, cerco er wi-fi, me porto er computer. Tutto me può chiede. Ma quello che non sopporto è de aspettalla sotto. Nun me chiedesse de aspettalla sotto perché nun ce la posso fa.
- 'O so. Ma le donne sò così. Devi sempre aspettalla sotto.
- Nun ce la posso fàà. Aspettalla sotto? Non lo sop-por-to!
- Ho capito, ma te capita. E se poi un giorno tocca che bisogna aspettà a te??
- Impossibile. Nun succede mai.   

lunedì 22 settembre 2014

Roma d'est_o gioco



Al parco, giocano a calcio, sul prato.
Che non è un prato.
In dieci, con una porta sola, tra un lampione e l’albero.
Che non è un albero.E manco una porta.

Tre pelle-pallida-medevoprotegge: 50enne in maglia gialla, 12enne in maglia Totti, 8nano in tuta regalata da nonna a Natale.

Sette pelle-brunita-gianduiottoallespezie: tra i 12 e i 16 anni chipuòdirlo, polo tarocche e camicette a scacchi che come fanno a esse sempre stirate è un mistero tutto orientale. (e come fai a giocà a calcio con la camicetta non te lo chiedo nemmeno).

Eppure quei dieci giocano a calcio.

Sono talmente convinti di giocare a calcio che non vola una mosca, a mala pena vola il pallone tra i piedi, che poi non so in che lingua sarebbe volata, la mosca. 
Dunque silenzio e m…a.

In porta l’8nano. E’ il più piccolo ma le para tutte. Coi guanti enormi-sodemiocugino, le para tutte.

All’improvviso un goal!
Nessuno esulta.
Non esulta nessuno?!? 
L’8nano ributta la palla e via.

Invece tu, mosca silenziosa, svolazzavi già intontita tra gli stinchi di quell’insolita partita.

mercoledì 17 settembre 2014

Roma d'est_o giardino



DinDinDinDin…DinDinDinDin…DinDin…
Ore 5 del mattino. Suona la sveglia. Suona la sveglia??
La spengo. Din.
Ma noo, devo alzarmi. Devo alzarmi. Sto per farlo. Devo alz…zz..z…zzzzzz.
Ore 5.45 del mattino. Dovevo alzarmi!?! Allora, in piedi.
E’ ancora un po’ buio, vero? Sì, per fortuna.
Pantaloni lunghi, felpa con cappuccio. Cappuccio, potrebbe essere fondamentale.
E poi lui, lo spray. Bomboletta pronta all’uso alta almeno 30 centimetri. Un bombolettone.
Esco.
Passo a destra, no, a sinistra. Così faccio meno rumore. E le sorprendo.
Ci siamo. Posizione.
Leggo  “a 5 metri di distanza”. Uno, due, tre, quattro e cinque.
Sono troppo lontana, da qui è impossibile, non prendo la mira, è ancora un po’ buio.
Mi avvicino. Ora sto quasi sotto. Visto che serviva il cappuccio?
Agitare bene prima dell’uso. Sciaf, sciaf, sciaf. Fatto.
Molleggiata ma salda sul baricentro, gambe semi flesse, braccia tese verso l’alto, sguardo predatore.
Pronti. Premo. Via!
Spruzzzzzzzzzz………zzzzzzzzzzzz………….zzzzzzzzzzzzz………………zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz. Stop!
Silenzio.
Silenzissimo. Silenzzzzzziosssimisssszzzimo.
D’un tratto.
…. Tin………. tin… tintin……………….. robbachimicamaledett…. aritin……… tepossino….. tintintin…….nunpensacheècosìfacil………tic…………..tintintin…………micalmonnocestaisolot…….. toc, tic……….. tantononsolultimaoforsesì……tip,tip……chetavevodetto……. tintintin……. iotecascosulcappuccio….. nonmiavretemaiiii…. ten.

Epilogo antipopolare.
Così caddero gloriose, una ad una, le Erinni di un vespaio, il cui unico errore fu quello di aver provato a varcare il vetro della finestra in cucina, troppe volte. Onori alle tre che ci sono anche riuscite. Che le loro anime s’involino libere verso il giardino del Paradiso Terrestre. Lì, di sicuro, non ci saranno vetri su cui dare capocciate.