venerdì 1 febbraio 2013

Il silenzio dei Cesari

Quando arrivo io, gli altri sono già in fila per sbrigare le procedure.
Tocca a me e consegno la borsa, la carta d’identità, in cambio prendo un tesserino con il numero per ritirare di nuovo la mia roba all’ uscita.
Ci fanno entrare a gruppi.
Attraversiamo il primo corridoio dell’edificio e arriviamo in uno spazio aperto, sembra una piazza normale, c'è pure la Chiesa con davanti la statua di Padre Pio. Intorno gazebi bianchi, come quelli delle feste di paese. Chissà quali sagre daranno qui.
Pensiero a vuoto.
Scendiamo nel retro della chiesa.
La sala contiene ad occhio 200 posti,  divisi in quattro settori: A,B,C,D.
Mi siedo nel settore A, quarta fila centrale, perfetto.
Alcune persone scelgono il settore C.
Arriva un uomo e chiede loro di alzarsi, bisogna occupare per primi i posti che sono più avanti. Le persone eseguono, senza repliche, il settore C si libera e si riempie accanto a me il settore A.
Appena quelle persone si sono sedute, arriva un altro uomo che chiede di lasciare libera la prima fila del settore A. Tutti di nuovo si alzano, senza repliche, liberano la prima fila del settore A e tornano nel settore C.
Ecco però un terzo uomo, nel settore C, che chiede loro di sgomberare quella parte, le prime due file del settore A e di sedersi invece nella zona D.
A questo punto, il caldo misto a perplessità crescente fanno sbottare una persona: ” Ma insomma cos’è tutto questo tricche e tracche?!”.
 “Non siamo in un posto qualunque, se c’è qualcosa che non le va bene, lei è libero di andarsene!” - replica il terzo uomo, con garbo ma deciso.
Tutti siedono imbarazzati, nel settore D, senza più fiatare.
Passa mezz'ora.
Ad un tratto le porte d’ingresso vengono spalancate, un gruppo di circa quaranta persone entra nella sala. Quei quaranta occupano proprio il settore C.
Quindi era prenotato!
I quaranta devono sedere affiancati, senza lasciare posti vuoti nel mezzo e non è per farsi compagnia.
Neppure da loro sono ammesse repliche ma, se qualcosa non andasse bene, insomma secondo i gusti personali, i quaranta non sono liberi di andarsene.
Detenuti della sezione G-12, Alta Sicurezza del carcere di Rebibbia.
Sono venuti ad applaudire i compagni, oggi nel loro teatro c’è spettacolo.
E adesso per tutti i settori, tutte le lettere dalla A alla G, un solo ordine: silenzio!

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